Albo professionale infermieri
Anche gli infermieri, come i medici chirurghi e altre categorie dell’area sanitaria, per poter esercitare la professione devono far parte di un ordine professionale e essere iscritti all’albo. Dopo aver terminato gli studi alla facoltà di infermieristica e aver superato l’esame di stato, ci si può dunque iscrivere all’albo professionale degli infermieri: questo è l’atto finale per ottenere l’abilitazione all’esercizio della professione.
Per l’iscrizione è necessario presentare le ricevute di pagamento di tutte le tasse necessarie, comprese le quote associative, le fotocopie dei documenti, quali carta d’identità e codice fiscale, e 2 fototessere. Con questa documentazione è necessario presentarsi presso la sede provinciale dell’ordine e qui compilare i moduli con la richiesta di iscrizione. Generalmente questi moduli richiedono dati relativi all’esame di stato e alla laurea, oltre ad autocertificazioni inerenti la propria condizione legale, se cioè si ha la fedina penale pulita.
Quando ci si iscrive all’albo professionale degli infermieri, si accettano tutte le implicazioni legali e morali della professione e si aderisce al codice deontologico di categoria, particolarmente importante nelle professioni legali e in quelle sanitarie. Il codice deontologico degli infermieri è integralmente consultabile sul sito dell’Ipasvi, la federazione nazionale dei collegi degli ordini degli infermieri. Uno dei compiti dell’ordine di categoria, che è controllato dal Ministero della Salute, è infatti quello di vigilare sull’operato degli infermieri, sulla loro adesione al codice deontologico e sulla corretta pratica della professione. Ogni infrazione al codice deontologico può, infatti, comportare sanzioni disciplinari di diverso tipo, fino alla radiazione dall’albo, mentre errori e negligenze nella pratica professionale possono anche condurre alle pene previste dal codice civile e penale. Per questo, l’ordine degli infermieri mette anche a disposizione tutte le informazioni inerenti la legislazione relativa alla pratica infermieristica e fornisce assistenza legale ai propri iscritti.
Come detto, l’iscrizione all’albo degli infermieri è l’ultima condizione necessaria per esercitare la professione, non solo come dipendente in strutture pubbliche e private, ma anche come libero professionista. In un mondo del lavoro sempre più flessibile e mobile, si è fatta strada negli ultimi anni questa figura lavorativa: un infermiere abilitato, che dispone di partita IVA e può mettere le proprie competenze al servizio di più enti, pubblici e privati, rilasciando regolare fattura, senza essere vincolato da un contratto di assunzione. L’ordine, in merito, pubblica tutta la normativa vigente, offrendo un vademecum alla libera professione, compreso di un nomenclatore tariffario, anche questo consultabile sul sito dell’Ipasvi.
Come per tutti gli albi di categoria, anche l’albo professionale degli infermieri ha la doppia funzione di tutelare i propri iscritti e, al tempo stesso, l’utenza che si serve dei servizi degli infermieri. L’albo è, infatti, accessibile pubblicamente in modo da poter verificare se un infermiere è effettivamente abilitato alla pratica della professione, cosa utile soprattutto per il privato che intende servirsi di un libero professionista.
Per l’iscrizione è necessario presentare le ricevute di pagamento di tutte le tasse necessarie, comprese le quote associative, le fotocopie dei documenti, quali carta d’identità e codice fiscale, e 2 fototessere. Con questa documentazione è necessario presentarsi presso la sede provinciale dell’ordine e qui compilare i moduli con la richiesta di iscrizione. Generalmente questi moduli richiedono dati relativi all’esame di stato e alla laurea, oltre ad autocertificazioni inerenti la propria condizione legale, se cioè si ha la fedina penale pulita.
Quando ci si iscrive all’albo professionale degli infermieri, si accettano tutte le implicazioni legali e morali della professione e si aderisce al codice deontologico di categoria, particolarmente importante nelle professioni legali e in quelle sanitarie. Il codice deontologico degli infermieri è integralmente consultabile sul sito dell’Ipasvi, la federazione nazionale dei collegi degli ordini degli infermieri. Uno dei compiti dell’ordine di categoria, che è controllato dal Ministero della Salute, è infatti quello di vigilare sull’operato degli infermieri, sulla loro adesione al codice deontologico e sulla corretta pratica della professione. Ogni infrazione al codice deontologico può, infatti, comportare sanzioni disciplinari di diverso tipo, fino alla radiazione dall’albo, mentre errori e negligenze nella pratica professionale possono anche condurre alle pene previste dal codice civile e penale. Per questo, l’ordine degli infermieri mette anche a disposizione tutte le informazioni inerenti la legislazione relativa alla pratica infermieristica e fornisce assistenza legale ai propri iscritti.
Come detto, l’iscrizione all’albo degli infermieri è l’ultima condizione necessaria per esercitare la professione, non solo come dipendente in strutture pubbliche e private, ma anche come libero professionista. In un mondo del lavoro sempre più flessibile e mobile, si è fatta strada negli ultimi anni questa figura lavorativa: un infermiere abilitato, che dispone di partita IVA e può mettere le proprie competenze al servizio di più enti, pubblici e privati, rilasciando regolare fattura, senza essere vincolato da un contratto di assunzione. L’ordine, in merito, pubblica tutta la normativa vigente, offrendo un vademecum alla libera professione, compreso di un nomenclatore tariffario, anche questo consultabile sul sito dell’Ipasvi.
Come per tutti gli albi di categoria, anche l’albo professionale degli infermieri ha la doppia funzione di tutelare i propri iscritti e, al tempo stesso, l’utenza che si serve dei servizi degli infermieri. L’albo è, infatti, accessibile pubblicamente in modo da poter verificare se un infermiere è effettivamente abilitato alla pratica della professione, cosa utile soprattutto per il privato che intende servirsi di un libero professionista.