Diploma dirigente di comunità
Il diploma di dirigente di comunità, in vigore fino alla riforma Gelmini del 2010, era conseguibile frequentando l’istituto tecnico per attività sociali che ancor prima era chiamato istituto tecnico femminile ed oggi è stato sostituito dall’istituto tecnico economico con indirizzo amministrazione, finanza e marketing.
Tale istituto prevedeva 3 indirizzi: il primo, definito generale, aveva l’obiettivo di formare una figura femminile con tutte le competenze necessarie per essere impiegata in lavori inerenti la cura domestica; il secondo indirizzo, di economo-dietista, forniva le competenze utili per lavorare in campo alimentare, in un’ottica di servizio comunitario, come quello delle mense scolastiche.
Il terzo indirizzo forniva infine il diploma di dirigente di comunità. In questo caso l’obiettivo era la creazione di figure professionali capaci di gestire strutture quali asili, case di cura, case di riposo, convitti, case famiglia, ecc. Le competenze acquisite da chi ha ottenuto questo titolo sono quindi sia pratiche che teoriche: da un lato è indispensabile comprendere quali siano i problemi concreti che si affrontano nella cura delle persone, soprattutto perché tale attività non si svolge a livello familiare ma in strutture, pubbliche o private, che prevedono un ampio numero di persone da gestire.
Per questo in tale indirizzo erano previste materie di carattere pratico, presenti anche negli altri due indirizzi, come economia domestica, esercitazioni di lavori femminili, igiene e puericultura. Venivano inoltre insegnate tutte le materie utili a fornire le capacità necessarie per dirigere una comunità, curandone anche gli aspetti amministrativi e contabili, come diritto, economia, contabilità e statistica. Vi era poi una particolare attenzione dedicata alle scienze umane, con l’insegnamento di psicologia, sociologia e pedagogia, aree nelle quali poteva anche essere previsto un tirocinio. Infine, erano presenti materie “di base”, indispensabili per garantire al futuro diplomato un buon grado di cultura generale: italiano, storia, geografia, matematica, scienze naturali, lingua straniera. Per avere il dettaglio degli insegnamenti previsti è possibile consultare la pagina web dedicata del sito del Ministero dell’Istruzione.
Inoltre, con il diploma di dirigente di comunità fino a pochi anni fa era consentito accedere ai posti di educatore per la prima infanzia. Oggi è possibile solo nel caso in cui si voglia lavorare in una struttura privata, come un nido privato, un baby parking o un centro ricreativo. In tutti gli altri casi è necessario un titolo di studi universitario di durata almeno triennale. La legislazione in merito varia, però, da regione a regione e in alcuni casi può essere accettato anche il diploma di dirigente di comunità, soprattutto se conseguito entro un certo anno, indicato dai regolamenti locali. Per verificarlo, è possibile consultare le pagine internet dedicate ai servizi educativi del proprio comune o della propria regione.
Il diploma di dirigente di comunità consente ovviamente di proseguire gli studi a livello universitario, in particolare è possibile accedere ai corsi di laurea in psicologia, sociologia, scienze dell’educazione e scienze della formazione primaria. Se si vuole invece approfondire la parte gestionale, amministrativa e contabile del proprio percorso di studi è possibile iscriversi a facoltà quali economia o scienze dell’amministrazione.
Tale istituto prevedeva 3 indirizzi: il primo, definito generale, aveva l’obiettivo di formare una figura femminile con tutte le competenze necessarie per essere impiegata in lavori inerenti la cura domestica; il secondo indirizzo, di economo-dietista, forniva le competenze utili per lavorare in campo alimentare, in un’ottica di servizio comunitario, come quello delle mense scolastiche.
Il terzo indirizzo forniva infine il diploma di dirigente di comunità. In questo caso l’obiettivo era la creazione di figure professionali capaci di gestire strutture quali asili, case di cura, case di riposo, convitti, case famiglia, ecc. Le competenze acquisite da chi ha ottenuto questo titolo sono quindi sia pratiche che teoriche: da un lato è indispensabile comprendere quali siano i problemi concreti che si affrontano nella cura delle persone, soprattutto perché tale attività non si svolge a livello familiare ma in strutture, pubbliche o private, che prevedono un ampio numero di persone da gestire.
Per questo in tale indirizzo erano previste materie di carattere pratico, presenti anche negli altri due indirizzi, come economia domestica, esercitazioni di lavori femminili, igiene e puericultura. Venivano inoltre insegnate tutte le materie utili a fornire le capacità necessarie per dirigere una comunità, curandone anche gli aspetti amministrativi e contabili, come diritto, economia, contabilità e statistica. Vi era poi una particolare attenzione dedicata alle scienze umane, con l’insegnamento di psicologia, sociologia e pedagogia, aree nelle quali poteva anche essere previsto un tirocinio. Infine, erano presenti materie “di base”, indispensabili per garantire al futuro diplomato un buon grado di cultura generale: italiano, storia, geografia, matematica, scienze naturali, lingua straniera. Per avere il dettaglio degli insegnamenti previsti è possibile consultare la pagina web dedicata del sito del Ministero dell’Istruzione.
Inoltre, con il diploma di dirigente di comunità fino a pochi anni fa era consentito accedere ai posti di educatore per la prima infanzia. Oggi è possibile solo nel caso in cui si voglia lavorare in una struttura privata, come un nido privato, un baby parking o un centro ricreativo. In tutti gli altri casi è necessario un titolo di studi universitario di durata almeno triennale. La legislazione in merito varia, però, da regione a regione e in alcuni casi può essere accettato anche il diploma di dirigente di comunità, soprattutto se conseguito entro un certo anno, indicato dai regolamenti locali. Per verificarlo, è possibile consultare le pagine internet dedicate ai servizi educativi del proprio comune o della propria regione.
Il diploma di dirigente di comunità consente ovviamente di proseguire gli studi a livello universitario, in particolare è possibile accedere ai corsi di laurea in psicologia, sociologia, scienze dell’educazione e scienze della formazione primaria. Se si vuole invece approfondire la parte gestionale, amministrativa e contabile del proprio percorso di studi è possibile iscriversi a facoltà quali economia o scienze dell’amministrazione.